BOUCHER e FRAGONARD

Alla corte del re

Da Palazzo Barberini a Casa Museo Zani

dal 14 febbraio al 25 maggio 2025

Una mostra che incanta per l’eleganza, la leggerezza e la preziosità delle opere dipinte da due tra i più leggendari pittori francesi del Settecento
I pittori che hanno sedotto la corte francese di Luigi XV e Luigi XVI approdano a Casa Museo Zani con una mostra nata dall’inedita collaborazione tra Fondazione Paolo e Carolina Zani e Gallerie Nazionali di Arte Antica, Palazzo Barberini e Galleria Corsini di Roma. Per la prima volta vengono così accostate le opere di François Boucher (Parigi 1703-1770) e il piccolo gioiello pittorico di Jean-Honoré Fragonard (Grasse 1732-Parigi 1806) delle collezioni romane a due autentici capolavori di François Boucher della collezione Zani.
Alla corte di Francia, Luigi XV nominò nel 1765 François Boucher primo pittore del re, coronando di fatto una carriera a dir poco leggendaria. La fama di Boucher è in continua espansione già dal 1731, anno del suo rientro a Parigi dopo il soggiorno romano (nel 1723 vinse il Prix de Rome) e anno in cui venne accolto come pittore di soggetti storici all’Académie Royale de Peinture et de Sculpture. Il suo rapporto privilegiato con Madame de Pompadour, favorita del re di Francia, unitamente all’amicizia del marchese di Marigny, direttore del Bâtiments du Roi, gli consentirono di diventare già nel 1742 uno dei pittori della corte reale e, nel 1761, rettore della stessa Académie.
Pittore tra i più leggendari della scuola francese, Boucher deve molto alla pittura italiana, soprattutto a Veronese, Guercino e Tiepolo che, ammirati e studiati durante il suo soggiorno italiano, contribuirono a definire l’inconfondibile, vaporosa e luminosa tavolozza cromatica delle sue opere.
Casa Museo Zani conserva, tra gli altri, due dipinti di Boucher. Il primo, firmato e datato 1741, vanta una storia collezionistica che ci riporta proprio alla corte di Luigi XV, essendo originariamente parte del patrimonio artistico del castello reale di Choisy. La tela ovale, inserita in una scenografica cornice, raffigura due cupidi addormentati in primo piano e un terzo in alto con un intreccio di tralci di vite, allusivi ad uno dei quattro elementi, La Terra, originariamente parte di un gruppo di quattro pendants che rappresentavano gli elementi naturali (acqua, aria, terra e fuoco).
Le tele furono commissionate a Boucher per decorare gli interni del castello di Choisy che Luigi XV aveva acquisito nel 1739 e dove restarono fino al 1792 quando furono trasferite a Parigi.
La seconda tela Zani con Venere nella fucina di Vulcano è certamente il dipinto di Boucher più scenografico e imponente oggi conservato in una collezione italiana, la cui storia, ci riporta ancora una volta alla corte di re Luigi XV.
L’opera è strettamente connessa ad un altro dipinto di Boucher, oggi custodito al Musée du Louvre, originariamente nel castello reale di Marly e destinato alla camera da letto del sovrano, firmato e datato 1747. Secondo gli studi più recenti, l’esemplare Zani, visti i numerosi pentimenti rivelati dalle indagini scientifiche, potrebbe essere addirittura precedente alla tela del Louvre, rimasto incompiuto e conservato nell’atelier dell’artista. Tra i passaggi di proprietà dell’opera prima che entrasse in Casa Zani, successivi al XVIII secolo, si segnalano quelli nella collezione del pittore francese Jean-Louis David (1792-1868) e in quella della famiglia Billardet che la collocarono nel castello di Pesmes in Alta Saona. Nel 1913 il dipinto risultava già di proprietà Wildenstein, esposto nella galleria di New York, mentre, dopo il 1976, giunse in Francia e, nel 2013, entrò a far parte della collezione Zani. Oggi i Boucher bresciani incontrano quelli di Palazzo Barberini, opere donate allo Stato Italiano nel 1962 da Dimitri Sursock, duca di Cervinara. I dipinti celebrano il grande pittore francese non solo come geniale figurista ma anche come eccellente paesaggista, con una particolare propensione alla resa dell’armonia tra figure e natura circostante, secondo i dettami del mito di Arcadia, assai apprezzato dagli artisti nella Francia della metà del Settecento.
Accanto alla sublime tela raffigurante La piccola giardiniera (1767), un incanto compositivo tra l’incarnato perlaceo del volto, il vaporoso abito serico (una straordinaria robe à la française) e la poetica natura morta con un cesto di rose, si collocano infatti due straordinari soggetti paesaggistici: Il mattino (1764) e La sera (1764), nei quali dettagliatissimi personaggi abbigliati con fogge popolari sono intenti a svolgere mansioni quotidiane e si fondono nei particolari lenticolari della natura che domina il paesaggio circostante, immortalato da Boucher con la luce del mattino e dell’imbrunire.
In mostra si può inoltre ammirare anche un vero gioiello della produzione pittorica di Jean Honoré Fragonard (Grasse 1732 – Parigi 1806), formatosi proprio sotto la guida di François Boucher che, dopo averne apprezzato le doti artistiche, arrivò ad incaricarlo di eseguire alcune copie dei suoi dipinti richieste dai committenti. A Roma, dove soggiornò per sei anni vincendo nel 1753 il Prix de Rome, Fragonard rimase incantato dai grandi e piccoli giardini che dominavano la scena urbana e, da quel momento, li trasferì in forme diverse all’interno delle proprie opere pittoriche. La pittura di carattere allegorico e la figura nel paesaggio divennero così i generi più frequentati dall’artista, grazie ai quali raggiunse dei vertici compositivi assoluti oltre ad una grande fortuna, confermata anche dai numerosi lavori per la corte di Francia. Il grande riconoscimento, prima dell’oblio che segnò il finale della sua esistenza, lo raggiunse proprio con un genere di pittura “leggera”, con riferimenti maliziosi, in perfetto stile rococò, particolarmente apprezzati anche alla corte di Luigi XVI.
Annette a vent’anni (1762 ca.) esposto in mostra rientra perfettamente in questo genere pittorico, delicato, poetico, costruito con effetti magistrali di chiaroscuro, dal soggetto tratto da uno dei Racconti morali di Jean-François Marmontel, noto illuminista collaboratore dell’Encyclopédie. In un ampio paesaggio dal carattere bucolico, Fragonard colloca le due piccole figure in controluce di Annette e Lubin, due cugini belgi innamorati. Orfani dall’età di otto anni, i due cresceranno in una capanna allevando pecore, finché il loro amore non sarà contrastato perché considerato incestuoso, dopo la nascita di un figlio.
La mostra è visitabile previa prenotazione: 0302520479 – info@fondazionezani.com