IL GIARDINO


La Casa Museo della Fondazione Paolo e Carolina Zani per l’arte e la cultura accoglie i visitatori in un percorso guidato alla scoperta di oltre 1250 pezzi tra sculture, arredi, dipinti e opere d’arte applicata.

Accanto ai capolavori di Canaletto, Guardi, Tiepolo, Boucher e a preziosi arredi barocchi e rococò del XVII e XVIII secolo, il percorso museale si completa con la visita allo scenografico giardino, compos to da essenze variegate, arbusti potati ad arte in dialogo con una ricca collezione di vasi, sculture, fontane ed elementi architettonici.

“Un luogo di bellezza in cui l’arte e la cultura incontrano la natura”

 

L’ingresso e il versante orientale


Varcando la soglia del cancello si viene accolti da un lussureggiante giardino eclettico che riunisce tre stili differenti. All’italiana è l’impianto formale dello spazio, costruito secondo precise regole architettoniche, suddividendo geometricamente l’area mediante bordure, filari di siepi ed alberi.

All’inglese sono alcuni angoli più pittoreschi in cui le essenze fittamente disposte sono accostate nel rispetto della loro spontaneità; mentre alla francese è la zona del ninfeo, più ariosa e animata da preziosi giochi d’acqua e sculture.

Guardando la facciata della Casa Museo in laterizio, si percepisce il suo sviluppo rettilineo, interrotto da un corpo cilindrico nell’angolo settentrionale, che oggi ospita il bookshop museale. Al fine di rendere ancora più efficace il dialogo tra l’interno e l’esterno, la facciata è completamente rivestita di edera e rincospermo.

L’ingresso alla biglietteria museale è incorniciato da un portale scolpito in pietra calcarea, opera di uno cultore veneziano del Cinquecento, e da una preziosa coppia di vasi biansati in bronzo brunito, derivati da un modello che l’orafo francese Claude Ballin disegnò nel 1665 per i giardini di Versailles.

Procedendo verso la serra, il percorso è affiancato da aiuole geometriche, delimitate da basse bordure in bosso, i cosiddetti “nodi”, che disegnano settori con tappeti di lippia e quattro s straordinari esemplari di ulivi macrobonsai, potati secondo i principi dell’arte topiaria che conferisce ad alberi e arbusti una forma geometrica.

Il portico maggiore


Il portico occidentale, nato come elemento di raccordo della parte padronale della villa con la foresteria ed i servizi, ospita oggi un moderno auditorium. Tra le colonne del portico si trovano due coppie di vasi a cratere in bronzo derivati da un’invenzione dell’orafo Claude Ballin del 1665 circa per i giardini di Versailles.

Tra le colonne verso il ninfeo si inserisce un altro importante vaso romano a cratere in marmo bianco di Carrara, scolpito tra il XVIII e il XIX secolo, con girali di vite.

Sul versante opposto del portico, quattro sculture ottocentesche in pietra di Vicenza raffigurano le allegorie delle Stagioni. Anche in questo caso l’iconografia delle opere ricorda molto quella di alcune sculture barocche che si trovano a Versailles, realizzate tra 1675 e 1681 da scultori diversi, su disegno del pittore Charles Le Brun.

Prezioso è infine il gruppo scultoreo addossato alla parete di fondo del portico, in una quinta d’edera.
La fontana di fine Settecento, in marmo grigio-verde venato di bianco e piombo, è riconducibile ai modi dello scultore piemontese Francesco Ladatte (Torino 1706-1787).

 

Il roseto di Carolina e il lato nord


Uscendo in direzione del passo carraio, il vialetto è affiancato da una bellissima coppia di vasi vittoriani in terracotta. Opera della manifattura inglese di John Marriott Blashfield, risalgono alla fine dell’Ottocento

ed hanno una foggia particolarissima, ispirata ai modelli dei vasi Lante e Warwick, due antichi crateri del II secolo a.C. rinvenuti nel sito di Villa Adriana a Tivoli, vicino a Roma. 

Da qui, proseguendo in direzione del cancello carraio si può godere di una visione d’insieme del versante settentrionale del giardino, caratterizzato da un magnifico tappeto di agrostide, tagliato a scacchiera.

Verso il portico maggiore due alti aceri polimorfi spiccano per il particolare taglio a pon pon, altro straordinario esempio di ars topiaria, cui fanno eco alla base cinque piccoli esemplari di Enkianthus tagliati a sfera.

Portandosi lentamente verso l’uscita si può ammirare sulla sinistra un gazebo a pianta quadrata, spazio che all’interno del parco è stato consacrato alla memoria di Carolina Zani con la messa a dimora della rosa virginiana Carolina. Nel piccolo portico della sala da pranzo sono stati inseriti elementi strutturali antichi di riuso, come le colonne.

L’allestimento alterna profili e bus ti all’antica, un tavolo in marmo bianco con inserti in scagliola, di manifattura italiana del XIX secolo e una preziosa specchiera piemontese del XVIII secolo.
Uscendo dal portico e riprendendo il percorso non si può non notare una grande vasca romanica in pietra che ospita una selezione di ninfee e papiri egiziani. Sopra di essa pendono i rami di una Sophora del Giappone.

Portandosi verso l’uscita si possono ammirare altri due esemplari di Camelia sasanqua potati ad arte.

 

LA SERRA E IL VERSANTE MERIDIONALE


La serra è uno degli angoli più poetici del parco ed è disegnata su modello delle costruzioni inglesi in vetro e alluminio. L’aiuola esterna, segnata da un tappeto di convallaria nana, ospita sfere di bosso, berberis e piante di ortensia.
All’ombra di un’alta magnolia grandiflora si scorge un pozzo rinascimentale che ospita una pianta di acero dissectum. All’interno della serra si custodisce una raffinata fontana francese in legno dipinto di bianco, riconducibile all’ultimo quarto del XVIII secolo, attribuita allo scultore francese Nicolas Lhuillier.

Uscendo dalla serra è possibile abbracciare con lo sguardo tutto il versante meridionale del giardino, caratterizzato da un manto erboso in poa pratense, tagliato in un verso e nel suo opposto così da disegnare delle onde parallele lucide ed opache che assecondano il profilo curvo delle aiuole laterali. Si noti a tal proposito la differenza nell’impostazione dei due versanti del percorso.

A sinistra, le moltissime essenze arboree si susseguono, accos tate le une alle altre, con intento pittorico di matrice inglese, disegnando nicchie concave e sporgenze convesse. A destra, invece, lungo la facciata meridionale della casa, nel rispetto delle regole del giardino all’italiana, la composizione delle piante e il loro taglio sono molto più misurati e geometrici. Qui si susseguono una fontana bresciana con mascherone barocco in bianco d’Istria e un bellissimo pozzo rinascimentale in marmo bianco, incorniciato da due allori tagliati a sfera e due lecci macrobonsai, tagliati a ponpon.

Questa zona del giardino è chiusa sul lato corto da una siepe di bosso tagliata a muretto sormontata da una sequenza di alti carpini tagliati a parallelepipedo piatto, una quinta teatrale che incornicia il vaso Medici sullo sfondo del gazebo.

Prima di varcare questa soglia è possibile ammirare sulla sinistra una scultura in pietra arenaria grigia, opera dello scultore fiammingo Jan Pieter Van Baurscheit il Vecchio.
Il gruppo raffigura una coppia di putti con ghirlanda di fiori e tartaruga, allegorie di Primavera e Es tate, e risale al primo quarto del XVIII secolo.



Il ninfeo


Prima di avvicinarsi al laghetto è possibile ammirare sulla sinistra due aiuole separate da una panca in marmo bianco della fine del XIX secolo, scolpita a bassorilievo con tralci di vite, grappoli d’uva e un medaglione centrale con Bacco infante.

Un vero e proprio capolavoro di arte topiaria è l’aiuola di sinistra che ospita 29 piante di bosso con tagli sferici. Fulcro della progettazione del versante occidentale del giardino è però certamente il ninfeo. La vasca di forma rettangolare ospita una selezione di ninfee, fiori di loto e carpe giapponesi (koi). Il ninfeo è animato anche dai giochi d’acqua di due fontane riconducibili al secondo quarto del XVIII secolo, raffiguranti una Coppia di putti con pesce e delfino mitologico e una Coppia di putti con cigno e vaso rovesciato.
La loro invenzione è debitrice dei modelli realizzati tra il 1672 e il 1674, su disegno del pittore Charles Le Brun per il Théâtre d’Eau, un boschetto nel parco di Versailles a forma di teatro con getti e corsi d’acqua.

All’interno del gazebo si può ammirare un’importante athenienne con vasca in marmo sarrancolin, opera di uno scultore francese dell’ultimo quarto del XVIII secolo ma ispirata a un modello antico: un tripode in marmo della prima metà del II secolo d.C. proveniente dal sito archeologico di Villa Adriana a Tivoli e conservato presso il Museo del Louvre.

Dietro il gazebo una graziosa aiuola rettangolare ospita un cratere di dimensioni monumentali del XVIII secolo, scolpito a bassorilievo con il Trionfo di Bacco. La sua forma è derivata da un noto modello: il cosiddetto Vaso Medici, cratere greco della metà del I secolo a.C., conservato presso la Galleria degli Uffizi.

Sul versante opposto del ninfeo, addossato alla Casa Museo, si trova il giardino di Minerva, una sorta di hortus conclusus dominato da una fontana centrale a doppia vasca in marmo bianco di Carrara, opera del VIII secolo.

Alla sommità poggia un’elegantissima scultura in bronzo raffigurante la dea Atena, opera di uno scultore napoletano della fine del XIX secolo, fusa probabilmente presso la Fonderia Chiurazzi di Napoli.

Ai lati si dispongono simmetricamente quattro aiuole per parte, con allori e bossi potati ad arte entro una cornice variopinta di fioriture stagionali.